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Donne che salvano i libri: quando a Napoli le biblioteche vinsero sulle bombe

Le vite parallele di Maria Bakunina e Maria Castellano Lanzara, custodi e protettrici durante la guerra del più prezioso patrimonio partenopeo – quello della cultura.

Questa è una vera e propria settimana mirabilis per le donne di tutto il mondo: appena spenti gli applausi per Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, premi Nobel della Chimica per il loro “sistema taglia-e-incolla” (!) del DNA … e subito si riaccende l’entusiasmo per la poetessa Louise Glück a cui viene assegnato il prestigioso premio svedese per la Poesia. Un riconoscimento che ci trova tanto più liete in quanto proprio l’eroico libraio-editore napoletano (e caro amico) Raimondo di Maio con la sua Dante&Descartes ha proposto, primo e unico in Italia, le sue straordinarie poesie. Non finisce qui. Sabato inaugura alla National Gallery di Londra la grande mostra dedicata alla pittrice Artemisia Gentileschi. Alla sua contemporanea napoletana Annella di Rosa avevamo dedicato poco tempo fa un articolo in cui la scrittrice Sara D’Ippolito ci ha narrato la sua vita in parallelo con quella di Jeanne Hébouterne-Modigliani. Caso o destino vuole che a giorni, dal 12 al 14 ottobre, sarà visibile nelle sale italiane il film “Maledetto Modigliani” dedicato anche alla pittrice e musa del “maledetto” Amedeo.

Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna
Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna

In questa settimana di così grandi e vaste celebrazioni per l’animo e le conquiste femminili, noi torniamo invece nei pochi isolati napoletani che circondano il Museodivino e la Dante&Descartes, che oltre a pubblicare le opere di Luise Gluk ha anche dato alle stampe i libri di una delle mirabili signore di cui ci occupiamo oggi (di nuovo: un caso, un destino, o un semplice germogliare dei semi piantati nella buona terra?). Sara D’Ippolito ci racconta infatti la vita di Maria Bakunina, e Léa Vagner quella di Maria Castellano Lanzara: due figure straordinarie che, a pochi metri di distanza, senza forse nulla sapere l’una dell’altra, compirono quei necessari atti eroici che non ricevono riconoscimenti né applausi, ma solo la gratitudine delle generazioni future. Buona lettura (S.C.)

attenzione! se leggendo questo articolo vi verrà voglia di visitare la Biblioteca Universitaria di Napoli, ogni primo sabato del mese e durante le Domeniche di Carta potrete essere accontentati … ma questa domenica (buon segno) è tutto sold-out!

La Biblioteca Universitaria di Napoli, vero fulcro del nostro viaggio di oggi
Cliccando sull’immagine troverete un bel video di presentazione della biblioteca

Il coraggio e il rigore russo a difesa del patrimonio culturale italiano: Maria Bakunina

di Sara D’Ippolito

Napoli, 1943, i tedeschi danno fuoco ai libri nelle biblioteche universitarie. Una donna. Sola, le braccia incrociate, lo sguardo dritto, il taglio degli occhi vagamente straniero siede tranquilla in prossimità delle fiamme nel cortile della biblioteca della facoltà di chimica. Non servono discorsi, non servono gesti inconsulti: il comandante tedesco, ammirato da tanto coraggio, dà ordine al suo plotone di ritirarsi. La donna si chiama Maria Bakunina, ed è la figlia del rivoluzionario e filosofo Michail Bakunin.

Michail Bakunin ritratto dal fotografo Nadar

“Le cose più serie e importanti di quante ve ne sono al mondo”

di Léa Vagner

Stessa città, stessa epoca, altro grande gesto di protesta contro la volontà di distruggere preziose tracce del passato. Questa volta però, non si tratta di una protesta muta bensì di condurre camion pieni di casse contenenti le opere della Biblioteca Universitaria di Napoli al riparo delle bombe nelle abbazie dell’Irpinia. Approfittando della posa di una targa a suo nome nello scorso luglio, e della pubblicazione a cura dell’editore Dante&Descartes delle sue memorie di Benedetto Croce, ricordiamo oggi anche Maria Giuseppina Castellano Lanzara, la storica direttrice della Biblioteca Universitaria di Napoli. Per la sua determinazione nel difendere l’accesso alla cultura in un posto che, secondo le parole di Benedetto Croce in occasione della sua ultima visita nel 1948 “invita veramente allo studio”, il quale ritiene assieme al raccoglimento “le cose più serie e importanti di quante ve ne sono al mondo” .

Benedetto Croce che, certamente, leggeva molto

Maria Bakunina arriva a Napoli

Maria Bakunina nasce in Siberia a Krasnojarsk il 2 febbraio 1873 dal rivoluzionario là deportato e da Antonina Kwjatkowskaja, figlia di un altro deportato politico polacco. Con la famiglia riesce a fuggire in Europa, prima in Svizzera a Berna, dove nel 1876 muore il padre, poi a Napoli con la madre e i fratelli Carlo e Sofia. Qui prendono alloggio in una villa di Capodimonte di proprietà del noto socialista l’avvocato Gambuzzi, che in seguito sposerà Antonina Kwjatkowska.

Maria Bakunin

Matrimonio di un matematico napoletano

Maria studia all’Università di Napoli, dove diviene giovanissima «preparatore» nei laboratori dell’università napoletana e dove si laurea nel 1895 con il massimo dei voti con una tesi sulla stereochimica. Poco dopo sposa Agostino Oglialoro-Todaro, direttore dell’Istituto di Chimica Generale dell’Università di Napoli. La sorella Sofija Bakunin sposerà il noto chirurgo napoletano Caccioppoli, da cui avrà nel 1904 un figlio, Renato, figura di primo piano nella matematica italiana del ‘900, professore universitario geniale ed eccentrico (è lui che è dedicato il film di Mario Martone Vita di un matematico napoletano).

Renato Caccioppoli

Un’altra Maria arriva a Napoli

Nata a Trani nel 1900 da genitori napoletani, Maria Giuseppina Castellano Lanzara torna nella città partenopea dopo pochi anni quando la madre rimane vedova. Lì si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laurea con successo prima di vincere un concorso pubblico nelle biblioteche governative a 32 anni. Dopo una breve esperienza a Firenze, si insedia a Napoli dove rimarrà per quasi un trentennio.

Maria Giuseppina Castellano Lanzara

Maria è professore

Tra il 1909 e il 1940 Maria Bakunin insegna Chimica applicata, Chimica tecnologica organica e Chimica industriale presso la Scuola Politecnica di Napoli, contribuendo con le sue ricerche ai progressi della chimica moderna. Dal 1940 ricopre il ruolo di professore di Chimica organica presso la Facoltà di Scienze della Università di Napoli: è una delle prime docenti donna.

Maria diventa direttrice

All’arrivo di Maria Giuseppina Castellano Lanzara alla direzione della Biblioteca Universitaria di Napoli, l’edificio rischia già la chiusura. Qualche anno prima infatti, nel 1930, un grave terremoto non aveva fatto  altro che indebolire ulteriormente una struttura già precaria. Le opere che costituivano la ricca biblioteca avrebbero dovuto essere distribuite tra varie Facoltà per preservarne l’integrità. Ma la neo direttrice si oppose e si diede da fare proprio per salvaguardare quella che un tempo era stata la biblioteca più grande d’Italia. 

Uno dei due testi di Maria Giuseppina Castellano Lanzara pubblicati dalla Libreria Dante&Descartes

Signora vs Guerra 1-0

Forte e volitiva, Maria Bakunin gode di prestigio fra i colleghi, ed è molto temuta dagli allievi e dai collaboratori; abita in grandi locali attigui alla facoltà e si racconta che la mattina quando la vedevano arrivare l’istituto appariva all’improvviso straordinariamente operoso.

Morte di un matematico napoletano: anche gli scienziati mangiano sulle tovaglie a quadretti. Ma perché non c’è Maria a questa tavolata?

Innumerevoli sono gli aneddoti legati alla sua audacia: nel 1938 mentre Mussolini era in visita a Napoli il nipote Renato Caccioppoli tenne un discorso pubblico contro di lui e contro Hitler in presenza della polizia segreta fascista facendo suonare la marsigliese da una piccola orchestra. Fu arrestato (e non era la prima volta) ma sua zia, la Bakunin, riuscì a farlo scarcerare convincendo le autorità dell’incapacità di intendere e di volere del nipote.

Il cortile delle statue nella Biblioteca Universitaria di Napoli è anche set del film Morte di un matematico napoletano (clicca sull’immagine per scoprire la teoria di Caccioppoli sul rapporto tra Vita e Parola)

Sempre nel 1943, l’anno della sua muta difesa della biblioteca universitaria, nella città bombardata, senza acqua, luce e gas, ottiene stavolta dagli ufficiali militari alleati alcool e ovatta, per far funzionare le attrezzature del suo laboratorio. Migliaia di litri di alcool e centinaia di chili di ovatta riempirono via Mezzocannone. Batuffoli di ovatta imbevuti di alcool servirono a riscaldare le provette mentre bruciatori alimentati ad alcool facevano funzionare le attrezzature e i gruppi elettrogeni. Gli ufficiali furono molto generosi con la Accademia Pontaniana con regali di libri e denaro adoperandosi perché l’Accademia non divenisse un alloggio per le truppe.

Bimba vs Bomba 1-0

Signora vs Guerra 2-0

Qualche metro più a sud, la Biblioteca Universitaria di Napoli rischia la distruzione in ogni momento. Senza curarsi dei rischi, Maria Giuseppina Castellano Lanzara insieme a qualche valoroso impiegato fa trasportare via camion le opere ritenute più preziose: dall’Abbazia di Montevergine fino a Minturno, molti volumi vengono messi al riparo dalle bombe che piovono sulla città martoriata.

Ma lungi dalla coraggiosa donna l’idea di lasciare una città abbandonata a sé stessa: se quelle che vengono spostate sono opere di notevole valore, tutte le altre sono a disposizione dei cittadini. L’accesso ai libri, “sopra tutte le cose espressione di civiltà, strumento di elevazione umana” secondo Benedetto Croce, proprio in questo periodo, diventa una priorità e Maria Giuseppina Castellano Lanzara prende la decisione di lasciare la biblioteca aperta. E, probabilmente desiderosa di mantenere un tale luogo neutrale, rifiuterà anche l’occupazione dei locali da parte delle forze armate, per cui scriverà varie lettere al colonello Kraege che finirà per cedere alle sue ripetute richieste.

La Coraggiosa Presidente

Maria aveva rivelato un carattere forte e generoso fin da giovinetta. Una volta, passeggiando per via Toledo in calesse con i fratellini, riuscì a domare il cavallo improvvisamente imbizzarrito. Un’altra volta, quando la sorellina Sofia cadde in un pozzo di Capodimonte si fece calare essa stessa nel pozzo riuscendo ad afferrarla per i capelli.

Benedetto Croce oltre a leggere e scrivere, talvolta fumava.

Coraggio e rigore che le valsero la nomina a presidentessa dell’Accademia Pontoniana per opera di Benedetto Croce. Lo stesso filosofo scrive  alla prima pagina del Volume I degli Atti dell’Accademia il 13 Gennaio 1949: “Nel 1934 il governo fascista, che si era dato a immischiarsi nelle cose delle accademie e a imporre a queste giuramenti politici, pensò addirittura di sopprimere la Pontaniana. Rammento che il provvedimento fu così bene eseguito che la biblioteca contenente circa 3800 volumi rimase abbandonata, in preda di chiunque entrasse nell’edificio di Tarsia…  Nove anni dopo, nel 1943, nei pochi giorni che le soldatesche germaniche tennero Napoli e dintorni, furono da queste, per vendetta e con freddo proposito, bruciate, insieme col nostro glorioso e secolare Archivio di Stato, le biblioteche della Società Reale e della Pontaniana. Ciò non ostante, l’anno appresso, 1944, l’Accademia, spoglia di tutto, spiritualmente risorse, raccolse i suoi vecchi soci, ne nominò di nuovi, ed ebbe forze giovani a sua disposizione sotto la presidenza della chimica Maria Bakunin.”

L’Accademia Pontaniana, forse la più antica accademia d’Italia. Fondata in pieno Rinascimento, venne chiusa due volte nel corso della storia: nel 1542 da Don Pedro de Toledo che ne temeva le spinte antispagnole, e nel 1934 dal regime fascista che (con la scusa di un cavillo formale) voleva mettere a tacere le prestigiose voci che ne animavano la direzione.

Maria Bakunin, Marussia per gli amici, la Signora per gli altri era temuta da tutti. Ma in una sessione di esami del 1941 un ufficiale in divisa si presentò a sostenere l’esame di chimica organica (secondo una disposizione Ministeriale i militari in divisa godevano di molte agevolazioni e non potevano essere bocciati). La Signora l’apostrofò: cosa fa lei qui così travestito? L’ufficiale, sentendosi offeso, mise mano alla pistola e solo l’intervento tempestivo ed intelligente di un docente evitò una tragedia.

Dopo la morte del marito avvenuta il 21 giugno 1923 continuò la sua vita solitaria tutta dedicata allo studio e all’insegnamento all’Istituto Chimico. La Bakunin era molto dura ed esigente con il personale dell’istituto. In una sua pubblicazione scientifica nell’angolo destro in alto è scritto: “prendere a calci Vincenzino (il custode) perché non si è fatto le basette”. Ma se qualcuno di loro si ammalava allora correva a visitarli ed ad assisterli. La sua casa ampia ora vuota era abitata solo dai gatti che le facevano compagnia anche a tavola. I pasti (raccontano gli ospiti) erano frugali, il caffè di semi da lei stessa tostati. Nonostante ciò, durante la guerra autorità civili, militari e religiose sedettero al tavolo della Bakunin o vennero semplicemente per aiuto e consiglio.

Dopo una vita dedicata allo studio e alla ricerca Maria Bakunina muore nel 1960 e viene seppellita al cimitero di Poggioreale (zona russa, tomba di famiglia dei Bakunin-Gambuzzi). La ricordiamo con rispetto.

L’Illustre Bibliotecaria

Se nella sua breve pubblicazione “L’ultima visita di Benedetto Croce alla Biblioteca Universitaria di Napoli” ricorda volentieri lo storico come un Illustre Visitatore, siamo noi oggi a ricordare Maria Giuseppina Castellano Lanzara come l’Illustre Bibliotecaria che ha saputo salvaguardare quella che è tutt’oggi una delle biblioteche più ricche e importanti d’Italia con circa 900.000 volumi.

Esplorate, esplorate con passione il sito della Biblioteca Universitaria di Napoli!

Ecco alcuni dei titoli del fondo Imbriani, arrivati fino a noi grazie a Maria Castellano Lanzara: Istoria della vita e morte di un famoso bandito Giuseppe Mastrillo accaduto al 1725. ; Istoria delli Spicciarelli dove si raccontano le prodezze fatte da un padre, e cinque figli quattro maschi ed una femina di Ponte vicino Sessa.; Contrasto curioso nel quale s’intende quali siano più gravi tormenti o la fame, o l’amore

Ed è proprio a quella donna, dedicatasi anima e cuore all’accesso libero alla cultura nei momenti più bui della sua epoca che il sindaco Luigi De Magistris dedica queste parole: “la città di Napoli arranca nell’ordinario, ma nei momenti difficili sa esattamente dove andare senza dimenticare le sue profonde radici”.

Benedetto Croce cerca di risolvere il problema del rapporto tra Vita e Parola sollevato da Caccioppoli. Forse basta usare le due mani?

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Questo articolo ha 7 commenti

  1. Sandra Paturzo

    Devo precisare che Sofia Bakunin ebbe due figli, Renato il minore e Ugo il maggiore, che fu magistrato fino alla Suprema Corte e mio zio

    1. Carmine Colella

      In riferimento a quanto affermato dalla sig.ra Sandra Paturzo, confermo che Sofia Bakunin ebbe due figli e sono corretti anche i nomi. ma Renato era il maggiore e Ugo era il minore.
      Rilevo peraltro (ma questo lo farò presente all’estensore dell’articolo, che quanto riportato, desunto da notizie in rete, è per la massima parte non corrispondente al vero ed ampiamente superato).
      Essendo uno studioso di Maria Bakunin da molti anni (ho scritto e pubblicato due saggi su questa protagonista della cultura napoletana), sono alla ricerca di discendenti anche collaterali per ricevere possibili informazioni . Se la Sig.ra Paturzo è, come afferma, una nipote di Ugo Caccioppoli mi farebbe piacere sapere quale era il vincolo di parentela ed entrare in contatto con lei. Conto che mi risponda in questa sede.
      Prof. Carmine Colella
      Vice Presidente dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche, Napoli

  2. Laura Letizia

    Ho studiato con amore e con passione alla biblioteca universitaria…non capisco perché è aperta solo il primo sabato del mese. E poi?

  3. tatiana travaglini

    peccato non esserci più papà avrebbe letto con entusiasmo! aveva un ricordo della Bakunin quotidiano! era giovane studente all’Orientale di Napoli e chissà in quale modo riuscì ad intercettarla per farsi dare ripetizioni di russo, forse perché nell’immediato dopoguerra gli studenti di russo era solo 10 e magari li aiutava tutti. Andava da lei di pomeriggio e ricordo perfettamente dei suoi racconti della casa piena di libri, dei gatti e del sentirsi orgoglioso di incontrarci ogni tanto Renato Caccioppoli. Un ricordo divertente è rimasto vivo nella nostra mente, pare dicesse spesso che pure per lavare i piatti bisogna essere intelligenti!!! e io lo ripeto sempre ogni volta che cambio una domestica o lo uso per prendere in giro qualcuno e sorridendo penso a lui!!! grazie

    1. S C

      Tatiana grazie mille per il suo commento e il suo ricordo … Siamo d’accordo, anche per lavare i piatti bisogna essere intelligenti! Avreste piacere di fare un’intervista con noi? Un caro saluto dal Museodivino

    2. Carmine Colella

      In riferimento all’articolo su Maria Bakunin, rilevo che lo stesso, essendo desunto da notizie di rete, che non hanno il fondamento di prove o sono ampiamente superate, risponde poco a quello che fu realmente la scienziata napoletana. Da anni studio il profilo biografico e professionale della Bakunin ed ho scritto due grossi saggi sulla stessa. Se l’estensore dell’articolo (S. C.) fosse interessato a saperne di più e magari a rivedere il suo articolo, sarei ben lieto ad inviargliene copia.
      Riguardo alla Sig.ra Tagliavini, acquisisco la notizia da lei riportata come tante altre che raccolgo, ma ho qualche perplessità sulla stessa, almeno per come è stata raccontata. la Bakunin infatti non conosceva il russo, magari lo orecchiava soltanto, tanto è vero che aveva una traduttrice che l’aiutava a recare in italiano la documentazione di Michail Bakunin (suo padre legale, ma non naturale). Solo in tarda età, quando era prossima agli 80 anni, incominciò a studiarlo un po’. Mi riesce così difficile immaginare che potesse dare lezioni di russo ad uno studente universitario.
      Prof. Carmine Colella
      Vice Presidente dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche, Napoli

  4. Carmine Colella

    Avevo già lasciato delle note su ciascuno dei commenti suddetti, ma probabilmente li ho scritti nei posto sbagliato e così dopo un po’ sono stati cancellati. Ripeto allora le mie osservazioni.
    Circa la Sig.ra Paturzo, è corretta la notizia che Sofia Caccioppoli ebbe due figli, ma rilevo che Renato era il maggiore e Ugo il minore.
    Circa l’aneddoto della Sig.ra Travaglini, lo raccolgo come i tanti relativi alla Bakunin, ma mi permetto di avanzare delle perplessità. La Bakunin non conosceva il russo, tanto è vero che si faceva aiutare nelle traduzioni dei documenti del padre (Legale, ma non biologico) da un’esperta. Credo che ne avesse una conoscenza molto superficiale e solo in tarda età (nel periodo della II guerra Mondiale) incominciò a studiarlo. Quindi mi sembra difficile che ne sapesse tanto da dare lezioni ad uno studente universitario. Non ho dubbi che il fatto sia vero, ma probabilmente gli aiuti della Bakunin non potevano essere considerati delle lezioni.
    Infine, una nota per l’estensore dell’articolo, sempre riguardo la Bakunin. lo informo che buona parte delle informazioni relative alla vita della Bakunin desunte dalla letteratura corrente (soprattutto in rete) non sono corrette: alcune soro errate, altre sono inventate, perché non vi è alcuna prova che i fatti descritti siano veramente avvenuti. Studio il profilo biografico della studiosa napoletana da anni ed ho pubblicato due corposi saggi. Se il Sig. (o la Sig.ra) S. C. è interessato, mi faccia avere il suo contatto e-mail e glieli invio volentieri. Ultima osservazione: la fotografia che riproduce l’Accademia Pontaniana non è corretta: quello che si vede è il salone-biblioteca del fu Collegio Massimo dei Gesuiti, che attualmente ospita il Museo di Mineralogia.
    Cordialità,
    Prof. Carmine Colella
    Vice Presidente dell’Accademia delle Scienze fisiche e matematiche, Napoli

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