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Donne & Dante 2021, settecento anni d’amor poetico

Da Vittoria Colonna a Virginia Woolf, cinque ragazze di genio incontrano nei secoli la Divina Commedia in un serrato corpo a corpo tra Spirito Femminile e Cosmo Dantesco

Dante scrisse la Divina Commedia in italiano anche per consentire alle donne di poterla leggere, eppure della ricezione femminile dell’opera dantesca si sa ancora poco. Com’è andata? Le strade dell’arte seguono percorsi strani, che suggeriscono disegni, arabeschi, trame invisibili attraverso i secoli e le variegate esistenze degli esseri umani. Nell’anno dedicato alla memoria dell’Alighieri, nel giorno dedicato alla memoria della Donna, raccontiamo la vita di cinque signore dell’arte, dell’intelletto e della cultura che hanno dialogato con la Divina Commedia.

Buon Otto Marzo 2021!

Sebastiano del Piombo, “Ritratto di Vittoria Colonna come Artemisia”

Vittoria!

di Léa Vagner

“Un uomo in una donna, anzi uno dio, per la sua bocca parla”. Sono i primi versi di un sonetto che Michelangelo dedica, testimoniandole così la sua profonda stima, alla poetessa che agli inizi del Cinquecento si ispira al Petrarca – ma anche, sotto certi aspetti, a Dante – per scrivere le sue poesie in gran parte dedicate al ricordo e al dolore provato per la morte in guerra del tanto amato marito.

Ideal Portrait of a Lady (Portrait of Vittoria Colonna). Bacchiacca, Francesco D’Ubertino, Collection of Fuji Art Museum, Tokyo

Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara, è colta, protagonista della vita intellettuale e politica del suo tempo, ma anche innamorata dell’opera di Dante quanto il Buonarroti: e mentre vede in Ferrante, suo marito, la “fida stella” che la guida, il suo amico sembra vedere in lei una Musa, forse non proprio la Beatrice che ispirò il Sommo Poeta, ma comunque un ideale, quasi celeste, verso il quale tendere – A quel che ‘l ciel promesso m’ha nel tuo volto aspiro e ne’ begli occhi, pien d’ogni salute (…).

Vittoria Colonna ritratta da Michelangelo

L’amicizia e la totale comprensione che li unisce riposano infatti, oltre che sulle convinzioni religiose che gli fanno temere la violenta repressione dell’Inquisizione, anche sull’ammirazione condivisa per il lavoro dell’Alighieri. Lo dimostra, insieme alla loro fitta corrispondenza giunta a noi solo in piccola parte, anche l’iscrizione che si può leggere sulla croce della Pietà regalata da Michelangelo a Vittoria Colonna: “non vi si pensa quanto sangue costa”, un chiaro riferimento alle parole di Dante nel canto XXIX del Paradiso.

Michelangelo Buonarroti, Pietà per vittoria Colonna, 1546 circa, carboncino su carta, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston

Léa Vagner è socia costante dell’Associazione Progetto Sophia. Donne Verso la Bellezza, e contributrice fondamentale del Blog di Museodivino. Per questo cameo cinquecentesco abbiamo tratto informazioni preziose dal blog “Michelangelo Buonarroti è Tornato” in cui una donna, Antonietta Bandelloni, dà voce proprio all’artista.

Elizabeth: arte, amore e morte

omaggio accorato a un concetto d’amore sbagliato

Elizabeth come Beatrice
Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix, olio su tela, 1872, Tate Britain di Londra.

Elizabeth Siddall è figura notissima nella storia dell’arte, e la sua vita è annodata indissolubilmente con quella di Dante Gabriele Rossetti e con la riscoperta – o meglio la reinterpretazione – dell’amore tra Dante e Beatrice operata dai preraffaelliti. L’incontro tra questo figlio di esuli italiani, trasferitisi a Londra per ragioni politiche, e la modella di umili origini Elizabeth Siddal, ha tutti i tratti dell’amore fatale che ha fatto, e continua a far sognare, generazioni di spiriti inquieti e tormentati. È una donna sensuale, dai lunghi capelli rossi, dai tratti dolci che si addice perfettamente ai canoni della Confraternita dei Preraffaelliti. Lizzy diventa la modella preferita di Dante Gabriel Rossetti e gli ispira gran parte delle donne raffigurate nei suoi quadri. E’ una donna dal carattere forte capace di affermarsi anche come poetessa e pittrice, ma è anche minata da una malinconia che la seguirà fino al termine della sua vita, e che la rende perfetta a intrepretare le protagoniste di grandi storie tragiche, come l’Ofelia di Millais

Elizabeth come Ofelia
John Everett Millais, 1851-1852, olio su tela, Tate Gallery, Londra

Per Rossetti, tuttavia, Elizabeth è Beatrice, l’amore assoluto del Poeta, la musa che illumina tutta la sua opera. La relazione tra i due tuttavia è per lo meno burrascosa: Rossetti non è quello che potremmo chiamare un uomo fedele e Lizzy, già debole, sprofonda sempre di più nello stato malinconico che la caratterizza al punto di dedicare al suo amante questi terribili versi:

se il semplice sogno di un amore fosse vero,

allora, dolcezza, saremmo in Paradiso.

Ma noi siamo in terra, mia cara,

dove il vero amore non è dato.

Cerca di placare il dolore affidandosi ai poteri del laudano, un sedativo che aveva assunto per la prima volta dopo una polmonite contratta proprio durante una delle sedute in cui faceva da Ofelia per Millais e a cui è ormai dipendente. Anche dopo la prima overdose della modella, la relazione tra i due amanti non si fa più serena: timoroso di presentarla alla sua famiglia, come nelle migliori storie d’amore a ostacoli, Dante Gabriel Rossetti aspetta che la sua Lizzy, debilitata psicologicamente e fisicamente, sia in fin di vita per chiederla in sposa. Nel 1860, i due finalmente si sposano ma un altro dramma sconvolgerà la povera donna prendendo questa volta la forma di una bambina nata morta. Elizabeth Siddal non regge il colpo e si suicida poco dopo, nel 1862, assumendo una forte dose di laudano.

Elizabeth come Beatrice sul letto di morte
Dante Gabriel Rossetti , Dante’s Dream at the Time of the Death of Beatrice, 1871, olio su tela, Walker Art GalleryLiverpool

NB: A Elizabeth Siddall, emblema di quell’amore romantico che trae origine nelle corti predantesche e si irradia con dita sottili e bianche fino ai giorni nostri, abbiamo dedicato un articolo tempo fa. Oggi la ricordiamo proprio come Musa Fatale, artefice e vittima di una struttura dell’amore che Dante, probabilmente, ben conosceva: quello che trascina, come una forza superiore, verso la morte eterna. Ma che, a quanto ci è dato di capire, Dante voleva anche superare: per portare la relazione tra uomo e donna oltre la catastrofe, verso la vita perpetua

Elisabeth come Francesca da Rimini

Giacinta Pezzana e le Veladas Dantescas

di Rossella Bonfatti

ringraziamo l’autrice per averci fatto scoprire la figura di G.P. e per averla raccontata per noi in questo Cameo Risorgimentale

Giacinta Pezzana (1841-1919) appartiene alla schiera di grandi attrici, mazziniane e femministe (insieme, per esempio, ad Adelaide Ristori e Giulia Calame), che, tra Otto e Novecento, hanno divulgato l’icona culturale di Dante poeta universale, confrontandosi non soltanto con la lettura drammatizzata dei canti della Divina Commedia, ma sperimentando soluzioni sceniche innovative e moduli drammaturgici capaci di attrarre un pubblico più ampio. In particolare, nel corso della tournée nel Sud America del 1873, l’attrice inaugurò la fortunata formula delle Veladas Dantescas: le ‘serate dantesche’ erano concepite come veri laboratori teatrali in cui dar vita ad un dialogo intimo con la parola dantesca così da innescare una “comunicazione diretta” con gli spettatori. Memore di quest’esperienza e aperta alla contaminazione dei linguaggi, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, Giacinta Pezzana progetterà uno spettacolo dantesco multimediale, accompagnato da proiezioni luminose e dall’esecuzione musicale della Dante-Symphonie di Lizt.

Partendo dalla spettacolarizzazione delle terzine dantesche, declamate nei teatri, nelle sale e nelle piazze con sobrietà e semplicità sino ad arrivare alla scelta di “non leggere Dante … ma di viverlo” sulle scene, Giacinta Pezzana si dimostra, come sottolineano i più recenti studi di Laura Mariani, una vera interprete dantesca, capace di stabilire con il gesto, la voce, la presenza una connessione vitale con il poema.

Rossella Bonfatti, dottore di ricerca in Italianistica, collabora con l’Università di Verona per il CdL in Editoria e Giornalismo e per il CdL in Scienze della Formazione Primaria. Si occupa di letteratura italiana moderna e contemporanea, con particolare attenzione per la memorialistica degli esuli mazziniani, per i periodici femminili tra Sette e Ottocento, per la ricezione dantesca in età moderna e contemporanea e per le rappresentazioni figurative e letterarie dell’Antropocene.

Bibliografia di approfondimento: Laura Mariani, L’attrice del cuore. Storia di Giacinta Pezzana attraverso le lettere, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 2005; Ead., Il tempo delle attrici. Emancipazionismo e teatro in Italia fra 800 e 900, Bologna, Editoriale Mongolfiera, 1991; Ead., Dramaturgias del exilio: Las Veladas Dantescas de Giacinta Pezzana en Italia, Argentina e Uruguay, in Dante en América Latina : actas primer Congreso internacional sobre Dante Alighieri en Latinoamérica (Salta, 4-8 de octubre de 2004 ) al cuidado de Nicola Bottiglieri, Teresa Colque, Congreso internacional sobre Dante Alighieri en Latinoamérica, vol. 2, Cassino, Università degli studi di Cassino – Salta, Universidad católica, [2007], pp. 585-611; R. Bonfatti, Il Risorgimento educatore delle donne; P. Schiff, Giacinta Pezzana, Artista e cittadina, (profilo), in «La Donna», 15 settembre 1884 s.v.; Giacinta Pezzana, Enciclopedia delle donne

Virginia Woolf e Dante: disinfettare la personalità.

di Teresa Prudente

ringraziamo questa grande esploratrice dell’opera di Virginia Woolf per aver sintetizzato per Museodivino un suo articolo pubblicato in inglese, ricchissimo di spunti di riflessione che, speriamo, sarà presto tradotto in italiano.

Anche per Virginia Woolf Dante è stato modello ineguagliabile di ciò a cui la scrittura avrebbe dovuto tendere; come scriveva nel diario, Dante “rende tutto lo scrivere non necessario. Sorpassa “lo scrivere””. Dante apparteneva, infatti, secondo Woolf, alla schiera degli scrittori in grado di “universalizzare/disinfettare la personalità”, un punto cruciale per la scrittrice, che avrebbe dedicato tutto il suo percorso alla ricerca di nuove forme narrative, in grado di esprimere in un linguaggio universale, condiviso, l’esperienza individuale della coscienza.

È in questo senso, anche, che, in Mrs. Dalloway (1925), uno dei personaggi più emblematici di Woolf, Septimus Smith, viene descritto come alienato dalla realtà e dalla capacità di comunicazione, ma in profondo contatto con il linguaggio letterario – proprio quello della Divina Commedia di Dante: “poteva ragionare, poteva leggere, Dante per esempio, con una certa facilità […] il suo cervello era perfetto; deve essere colpa del mondo, allora – se non riusciva a sentire”. Come riflesso nel personaggio, Dante è infatti, per Woolf, l’altrove familiare della letteratura: non solo la realtà, ma una più che realtà costantemente significante – il nucleo intimo, segreto, ineffabile, della nostra coscienza, che diventa, attraverso il linguaggio altro della letteratura, comunicabile e universale. 

Teresa Prudente insegna Letteratura inglese presso l’Università di Torino. Si occupa delle modalità con cui gli scrittori modernisti (Woolf, Joyce, Mansfield) hanno inteso dare voce alla coscienza.

Lo spirito di Virgina Woolf passeggia a Bloomsbury

L’articolo in cui viene analizzata più estesamente l’influenza di Dante sulla Woolf è il seguente: Teresa Prudente, “Misi me per l’alto mare aperto, Personality and Impersonality in Virginia Woolf’s Reading of Dante’s Allegorical Language” in “Metamorphosing Dante, Appropriations, manipulations, and rewritings in the Twenty-first Centuries”, Erlag Turia + Kant, Wien -Berlin, 2011

È tutta la vita che leggo Dante – Anna Achmatova

di Sara D’Ippolito

Данте

Он и после смерти не вернулся
В старую Флоренцию свою.
Этот, уходя, не оглянулся,
Этому я эту песнь пою.
Факел, ночь, последнее объятье,
За порогом дикий вопль судьбы.
Он из ада ей послал проклятье
И в раю не мог ее забыть, —
Но босой, в рубахе покаянной,
Со свечой зажженной не прошел
По своей Флоренции желанной,
Вероломной, низкой, долгожданной…  (1936)

 Dante

Il mio bel San Giovanni

 Dante: neppure dopo la morte è tornato

 Alla sua vecchia Firenze.

 A questi che uscendo non si è voltato indietro,

 Per lui canto questa canzone.

 Fiaccola, notte, ultimo abbraccio

 Oltre la soglia  il grido  selvaggio del destino.

 Lui dall’inferno le ha inviato maledizioni

 E in paradiso dimenticarla non seppe

 Ma a piedi nudi, in camicia di pentimento,

 Con la candela accesa non è passato

 Per la sua ambita Firenze,

 Infima, bassa, tanto attesa …

Anna Akhmatova ha quasi sempre in vissuto una vita instabile, ma maestosa e aristocratica, senza attribuire importanza né al comfort né alle cose che la circondavano.  Non possedeva nemmeno una sua biblioteca.  “Solo Pushkin, la Bibbia, Dante, Shakespeare, Dostoevskij erano i suoi interlocutori costanti, e spesso li portava – l’uno o l’altro per strada.  Il resto dei libri, dopo averli letti, scomparivano “.

 Dante non è mai scomparso.  Il testo italiano della Divina Commedia era sempre a portata di mano e Anna Andreevna ne citava a memoria a lunghi brani.  Lydia Chukovskaya ricorda (annotazione segnata il 18 maggio 1939):

“Lozinsky le ha portato” l’Inferno “. 

– La traduzione è meravigliosa, – dice, – L’ho letta con piacere.  Ci sono dei brani allungati, ma sono pochi. 

Mi siedo e controllo.

Io, con la mia caratteristica capacità di sbottare, senza pensarci, le chiedo se conosce l’italiano

 Lei, dignitosa e modesta:

 “Ho letto Dante da tutta la vita.”

 La Akhmatova arriva in Italia  nella primavera del 1912: il suo primo libro “Sera”, in 300 copie, che V. Ivanov saluta come “un evento nella poesia russa” è già stato pubblicato;  ad ottobre nascerà il figlio Lev.

Anna Achmatova ritratta da Amedeo Modigliani

 La poetessa descriverà il suo incontro con l’Italia nella sua autobiografia: “Ho trascorso la primavera del 1911 a Parigi, dove ho assistito ai primi trionfi del balletto russo.  Nel 1912 ho attraversato il Nord Italia (Genova, Pisa, Firenze, Bologna, Padova, Venezia).  L’impressione della pittura e dell’architettura italiana è stata enorme: sembra un sogno che ricordi per tutta la vita “

 La figura di Dante appare per la prima volta nella poesia  “Musa” nel 1924.

Муза

Когда я ночью жду ее прихода,

Жизнь, кажется, висит на волоске.

Что почести, что юность, что свобода

Пред милой гостьей с дудочкой в руке.

И вот вошла. Откинув покрывало,

Внимательно взглянула на меня.

Ей говорю: «Ты ль Данту диктовала

Страницы Ада?» Отвечает: «Я!».

Musa

 Quando di notte aspetto il suo arrivo,

 La vita pare essere appesa a un filo.

 Ma che sono onore, giovinezza,  libertà

 In confronto a questo ospite amato col piffero fra le mani.

 Ed ecco che arriva.  Getta indietro il velo

 Mi guarda attentamente.

 Le dico: “Sei tu che a Dante hai dettato 

 Le pagine dell’Inferno? “ 

“Io!” – mi risponde.

Salutiamo lettrici e lettori con questa immagine del luogo in cui Anna Achmatova visse la sua infanzia selvatica, a piedi scalzi tra i boschi e le bellezze create dall’architetto italiano Rastrelli vicino a San Pietroburgo. Dove una giovane, aristocratica nell’animo come immaginava Dante la sua lettrice , imparò presto come il genio italiano può prenderti per mano, e portarti a un passo dal paradiso, qui, sulla terra … e così, quando sarai cresciuta, potrai scrivere una poesia: per celebrare l’attimo in cui la Musa incontra la Musa, la Donna incontra la Donna, e Beatrice, finalmente, incontra Beatrice.

Mi guarda attentamente.

 Le dico: “Sei tu che a Dante hai dettato 

 Le pagine dell’Inferno? “ 

“Io!” – mi risponde.


per chi volesse saperne ancora di più, ecco la carrellata delle stesse fanciulle in streaming in occasione dell’otto marzo!

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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Maria Rita Pace

    È stato un piacere leggerVi…
    Storie divine di donne divine ….
    Vi ringrazio sentitamente ..
    Cordialmente

    1. S C

      Grazie Maria Rita, siamo certe che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di scoperte nella storia della figura femminile in rapporto alla Divina Commedia!

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