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Giorgione che decapita Caravaggio, generato con OpenAI

Il Giorgione che fece perdere la testa a Caravaggio. Più un excursus dantesco

Abbiamo conosciuto un a persona speciale. Una simpaticissima donna di nome Jaynieuna grande studiosa australiana, che ha tenuto un convegno sull’influenza di Giorgione su Caravaggio al Pio Monte della Misericordia. Nell’ambito del convegno, il legame tra Jaynie Anderson e l’Italia ci è parso da subito evidente: ha tenuto l’intero discorso in italiano e indossava la spilla Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia. Ma le cose che ci hanno colpiti maggiormente – oltre l’immensa preparazione sui temi trattati – sono la straordinaria gentilezza e la disponibilità con cui si è posta nei nostri confronti. Non è scontato che, dopo un incontro di questo tipo, la relatrice si fermi a chiacchierare amabilmente con i presenti, compresi quelli sconosciuti come noi. Anche per questo motivo, noi di Museodivino – essendo strettamente legati a Caravaggio per via dei tour esperenziali che proponiamo, dove esploriamo la figura del pittore attraverso le tappe proprio al Pio Monte e a Gallerie d’Italia – abbiamo subito pensato che non avremmo potuto astenerci dal divulgare le preziose informazioni apprese durante quel convegno, aggiungendo le nostre opinioni in merito. Fortuna vuole, che in quell’occasione Anderson abbia parlato anche del suo prossimo lavoro: un volume intitolato “Giorgione, Dante and the Sydney Incunable”. E quando si è iniziato a parlare di Divina Commedia, abbiamo capito di trovarci proprio al posto giusto, e che questa storia non potevamo proprio non raccontarvela. 

Il 14 ottobre, a Napoli, nel Salone delle Assemblee del Pio Monte della Misericordia, la storica dell’arte Jaynie Anderson ha raccontato “L’impatto di Giorgione sull’immaginario di Caravaggio”. Un incontro, moderato da Andrea Donati, che ha illuminato un legame tanto invisibile quanto profondo: quello tra il pittore del silenzio e il pittore della luce, tra la malinconia sospesa del Veneto e la violenza rivelatrice di Roma. Nell’incontro, Anderson ha evidenziato come Giorgione non abbia influenzato soltanto lo stile, ma anche i motivi del pittore lombardo. È un’eredità tematica, più che formale: la sua pittura contiene già i semi del Seicento. Come scrivevano Lionello Venturi, Zuccari e Bellori, nel percorso dell’arte italiana Giorgione è una sorgente sotterranea che tutti hanno bevuto, anche senza accorgersene. Non a caso, la sua identità è stata continuamente sottratta, riscritta, fraintesa: nel corso degli anni, molte opere sono state sottratte dal catalogo di Giorgione, mentre quello di Caravaggio è stato ampliato nel tempo. Secondo Bellori, Caravaggio andò a Venezia e lì si appassionò al colorismo di Tiziano. Anderson ipotizza che durante questo soggiorno possa aver visto le prime opere giorgionesche, come L’Adorazione dei Pastori, e che da quella visione derivi l’impianto luminoso della Vocazione di San Matteo: una luce che taglia la realtà come un giudizio divino. Anche nel paesaggio della Fuga in Egitto, Anderson ha riconosciuto il respiro della pianura veneta, un paesaggio “giorgionesco” che circonda la scena con la stessa dolcezza atmosferica delle tele del maestro di Castelfranco. È una luce di nebbia e sospensione, che precede l’ombra fendente del naturalismo caravaggesco.

Autoritratti nei panni del boia e della vittima

Ma la parentela più sorprendente è forse quella tematica: le decapitazioni e gli autoritratti. Giorgione – ha mostrato Anderson – si sarebbe forse rappresentato come testa recisa in una Giuditta con la testa di Oloferne, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo e in un Davide e Golia oggi all’Herzog Anton Ulrich Museum di Braunschweig – nei panni di David – dove il volto di Golia, in seguito tagliato dalla tela probabilmente per motivi di decoro, è sopravvissuto in un’acquaforte seicentesca eseguita da Wenceslaus Hollar. Dalla tela di Braunschweig deriva anche l’altro Autoritratto, o ritratto, conosciuto di Giorgione, eseguito dal pittore di Castelfranco o da un suo allievo, oggi al Museo di Belle Arti di Budapest. Infine, c’è da segnalare due affreschi giorgioneschi nella chiesa di S. Maria Assunta a Montagnana. Nel primo si vede sempre il pittore che impersonifica i panni di David; l’altro è una Giuditta mutilata dal tempo – dove manca la testa di Oloferne. Insomma, probabilmente Michelangelo Merisi non fu il primo a ritrarsi nei panni di vittima e carnefice in una decapitazione: fu Giorgione a inventare la tematica dell’artista che si offre come boia e decapitato difronte al nostro sguardo. 

Un secolo dopo, Caravaggio si autoritrae nella doppia veste di Davide e di Golia nella tela raffigurante Davide con la testa di Golia alla Galleria Borghese di Roma: secondo quest’ipotesi è il giovane Caravaggio che uccide il Merisi maturo. La testa del gigante, insanguinata e pendente, porta infatti i tratti inconfondibili del Merisi adulto, scavato, quasi redento. È un autoritratto di espiazione, ma anche una scena di giudizio: il pittore che consegna sé stesso alla giustizia della luce. Il giovane Davide, a sua volta, potrebbe essere un alter ego del Caravaggio dei primi anni o, secondo alcuni, il volto del suo allievo e modello Cecco. In ogni caso, il quadro diventa una meditazione sull’identità spezzata, su quella lotta interiore tra innocenza e colpa che attraversa tutta la sua opera. 

Caravaggio, Davide con la testa di Golia, Galleria Borghese, Roma, 1609-1610.

Non è la prima volta che Caravaggio mette in gioco la propria testa. Anni prima, nella Medusa dipinta su uno scudo convesso e oggi agli Uffizi, l’artista aveva già usato il proprio volto riflesso per incarnare il mostro che urla nel momento della morte. L’autoritratto allo specchio — un espediente tecnico e psicologico — trasforma la condanna in visione: lo sguardo pietrificato di Medusa è lo stesso del pittore che si osserva morire, che si ritrae nell’istante in cui la pittura e la vita coincidono. 

Caravaggio, Scudo con la testa di Medusa, Galleria degli Uffizi, Firenze, 1598.

Ancora più tardi, in esilio, torna il tema della testa recisa nella Salomè con la testa del Battista, oggi alla National Gallery di Londra e in una seconda versione a Madrid. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che anche qui il volto del Battista riprenda i tratti di Caravaggio, come se il pittore, braccato e in fuga, avesse trasformato la sua immagine in offerta sacrificale. Bellori ricorda che una Salomè fu inviata al Gran Maestro di Malta nel tentativo di ottenere il perdono: un dono di sangue e pennello, in cui la redenzione passa attraverso l’autoritratto della propria morte.

Caravaggio, Salomè con la testa del Battista, National Gallery, Londra, 1607..


E poi c’è la Decollazione di San Giovanni Battista di La Valletta, il più grande e solenne dei suoi dipinti, dove Caravaggio non si ritrae ma firma nel sangue che scorre dal collo del santo: f. Michelangelo. È la sola opera firmata di tutta la sua carriera. Come se l’unico modo di lasciare il proprio nome fosse scriverlo col sangue.

Dalla Medusa alla Giuditta, dal Battista al GoliaCaravaggio costruisce una vera e propria iconografia del sé decapitato: un percorso di autoanalisi e dannazione, in cui ogni testa tagliata è un frammento della sua coscienza. Ed è forse qui, in questo filo di sangue che unisce la pittura alla perdita di sé, che il lascito di Giorgione si rivela più profondo: non solo nella luce o nel colore, ma nel modo in cui l’artista diventa il soggetto stesso del sacrificio.  Dopo aver ucciso Ranuccio Tomassoni in un duello a Roma nel 1606, Caravaggio fu condannato a morte con sentenza di decapitazione eseguibile da chiunque lo incontrasse per strada. Da quel momento, visse come un fuggiasco inseguito dalla propria pena. La testa recisa diventa l’immagine ossessiva della sua colpa e della sua paura, ma anche il simbolo della possibilità di redenzione: decapitare sé stesso per salvarsi, morire nella pittura per rinascere nello sguardo. Ogni volta che dipinge una testa mozzata, Caravaggio mette in scena la sua condanna e la sua confessione: il corpo è del santo o del peccatore, ma la testa è sempre la sua.
Non si hanno prove che il Merisi prenda spunto da Giorgione per la realizzazione di tale iconografia – così come non è certo il suo soggiorno a Venezia – ma la teoria è, quantomeno, interessante e suggestiva. Ma è certo che la tematica non finirà in Caravaggio e continuerà a influenzare i pittori comunemente definiti “caravaggeschi”.

Da Dante a Caravaggio attraverso Giorgione

In chiusura, Jaynie Anderson ha annunciato il suo prossimo volume, Giorgione, Dante and the Sydney Incunable, curato con John Gagné e in uscita per la Miegunyah Press
L’indagine prende le mosse da un ritrovamento sorprendente: una copia incunabola della Divina Commedia del 1497, conservata presso la University of Sydney Library. Sul risvolto finale, in rosso, una scritta recita: «Il dì 17 settembre morì di peste in Venezia Giorgio di Castelfranco, pittore eccellentissimo, et abbia pace» accanto a un disegno sbiadito di donna e bambino, che la studiosa ipotizza essere stato realizzato dallo stesso Giorgione. Anderson e Gagné ipotizzano che questa annotazione possa provenire dallo studio stesso di Giorgione e che il volume fosse parte della sua biblioteca – e che quindi la scrittra sia stata fatta da qualcuno vicino al pittore. Il collegamento con la Divina Commedia non un unicum. Giorgione — già in pittura — aveva mostrato una sensibilità quasi dantesca: il paesaggio che corre, la luce sospesa, le figure in atteggiamento tra visione e sogno. L’incunabolo, con la sua annotazione di bottega, diventa simbolicamente un “ponte” tra il poeta fiorentino e il pittore veneziano: come se Giorgione avesse fatto propria la lezione dell’“oltre” dantesco, e la sua pittura fosse una discesa nell’ombra e un risalire verso la luce. Anderson suggerisce che questa prospettiva abbia potuto transitare — seppure in forma trasfigurata — nell’immaginario del giovane Caravaggio, attratto come era dal “momento estremo” della visione e della caduta.

Così, nell’arco di questa storia, Giorgione non è solo il maestro della luce “morbida” né solamente l’inventore di certi motivi iconografici: diventa una figura allegorica, un filo che lega Venezia a Roma, il silenzio contemplativo al gesto radicale, l’immagine che si offre e l’immagine che sbarra l’uscita. E Caravaggio — che con la testa mozzata, il biglietto firmato nel sangue, il boia e la vittima in un solo sguardo — sembra riprendere quel filo, spezzarlo e ricomporlo a modo suo.

E forse non è soltanto per la luce o il paesaggio che Caravaggio perse la testa davanti a Giorgioneè per la consapevolezza che l’arte non dipinge solo ciò che vediamo, ma ciò che siamo — e che la testa mozzata è insieme un segno di colpa, un ritratto e un’epifania.

Se la nostra analisi – per la quale dobbiamo ringraziare di cuore la prof. Anderson, senza la quale non sarebbe mai stata possibile – vi ha intrigati, vi invitiamo a esplorare con noi la figura del pittore dell’ombra. Nel nostro tour esperenziale parte proprio dal Pio Monte, unico luogo al mondo dove è possibile ammirare uno dei maggiori capolavori realizzati da Caravaggio: Le sette opere di misericordia; E finisce con l’ultimo dipinto da lui realizzato: Il martirio di Sant’Orsola, situato nella sede napoletana di Gallerie d’Italia. Svelandovi i segreti di queste due opere e raccontandovi due storie che viaggiano su binari paralleli – quella di Napoli e quella di Caravaggio – arriveremo insieme a un punto d’incontro, che vi permetterà di osservare i dipinti con lo stesso sguardo degli uomini del Seicento. Il tour.

E se siete anche voi degli appassionati danteschi, non potete non visitare Museodivino. Qui non troverete teste mozzate, ma le minuscole teste fatte di granelli di polpa di pera delle sculture in miniatura realizzare da Don Antonio Maria Esposito per illustrare il viaggio di Dante racchiuso in 42 gusci di noce. Noi vi aspettiamo a braccia aperte. 


Infine, vogliamo rendervi partecipi della nostra ultima iniziativa: il progetto “Cultura in gioco”. Una proposta virtuosa, in collaborazione con la Biblioteca Annalisa Durante, mirata a mettere a disposizione dei bambini e adolescenti di Forcella e Spaccanapoli tre laboratori – di micro-scultura, sacchi e teatro – e uno sportello di primo ascolto psicologico. Solo che per farlo ci serve il vostro aiuto. Potete donare per sostenere il progetto attraverso questo link: https://www.produzionidalbasso.com/project/cultura-in-gioco-scacco-matto-all-esclusione/.
I donatori più generosi saranno ricompensati con dei premi: dallo splendido libro scritto da Elio Barbati “Alla scoperta dell’uomo Caravaggio”, fino a un romantico
fine settimana a Napoli a nostre spese riservato ai grandi donatori.

Bibliografia

Anderson, Jaynie. Giorgione: The Painter of “Poetic Brevity”. Including Catalogue Raisonné. New York–Paris: Flammarion, 1997.

Anderson, Jaynie – Gagné, John. Giorgione, Dante and the Sydney Incunable. Melbourne: Miegunyah Press, in corso di pubblicazione.

Barbati, Giuseppe Elio. Alla scoperta dell’uomo Caravaggio. Napoli: Kairòs Edizioni, 2023.

Bellori, Giovanni Pietro. Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni. Roma, 1672.

Longhi, Roberto. Caravaggio. Firenze: Sansoni, 1952.

Mahón, Denis. Caravaggio e i suoi seguaci. Milano: Electa, 1981.

Marini, Maurizio. Caravaggio. Catalogo ragionato delle opere complete. Roma: Newton & Compton, 2005.

Panofsky, Erwin. Il significato nelle arti visive. Torino: Einaudi, 1976.

Puglisi, Catherine. Caravaggio. Milano: Electa, 1998.

Spike, John T. Caravaggio. Milano: Rizzoli, 2001.

Venturi, Lionello. Giorgione e il Giorgionismo. Milano: U. Hoepli, 1913.

Venturi, Lionello. Quattro passi verso l’arte moderna: Giorgione, Caravaggio, Manet, Cézanne. Torino: Einaudi, 1956.

Zeri, Federico. Pittura e Controriforma. L’arte senza tempo di Caravaggio. Milano: Rusconi, 1990.

Zuccari, Federico. L’Idea de’ pittori, scultori ed architetti. Torino: Einaudi, 1961 (ed. orig. 1607).

Sito-grafia

Pio Monte della Misericordia di Napoli – Sezione eventi e conferenze: Jaynie Anderson. L’impatto di Giorgione sull’immaginario di Caravaggio, 14 ottobre 2025.

Galleria Borghese, Roma – Scheda opera: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Davide con la testa di Golia.

Galleria degli Uffizi, Firenze – Scheda opera: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Medusa.

National Gallery, Londra – Scheda opera: Salomè con la testa del Battista.

Concattedrale di San Giovanni, La Valletta – Scheda opera: La Decollazione di San Giovanni Battista.

Ermitage, San Pietroburgo – Scheda opera: Giorgione, Giuditta con la testa di Oloferne.

Kunsthistorisches Museum, Vienna – Scheda opera: Giorgione, Davide e Golia.

University of Sydney Library – Fondo Rara: Divina Commedia, edizione 1497 (Sydney Incunable).

Treccani.it – Voci biografiche su Giorgione e Caravaggio.

Ministero della Cultura – Catalogo Generale dei Beni Culturali (ICCD) – Schede relative alle opere di Giorgione e Caravaggio.

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