come la Divina Commedia continua ad ispirare il cinema

Un classico che parla al presente
Come può un poema epico come la Divina Commedia intriso di filosofia scolastica, teologia medioevale e complesse vicende politiche fiorentine del XIII secolo, risuonare ancora oggi con tanta forza e attualità? La risposta risiede nella sua straordinaria universalità: l’opera di Dante Alighieri trascende i confini temporali e culturali, elevandosi ben oltre un semplice testo cardine della letteratura italiana. É una profonda esplorazione dell’animo umano un viaggio archetipo attraverso il labirinto dei vizi e la faticosa scalata verso la redenzione e la virtù.
Non sorprende, dunque, che la settima arte, fin dai suoi albori, abbia guardato e continui a guardare con inesauribile curiosità e profondo rispetto al capolavoro dantesco, attingendo alla sua fonte di ispirazione. Ciò non avviene solo per la ricchezza delle immagini e la potenza narrativa, ma anche per la profondità e la diversità dei temi trattati: amore, tradimento, giustizia, redenzione, libero arbitrio, filosofia, politica e religione. Il cinema non si limita a riprodurre pedissequamente il testo, ma lo reinterpreta con la libertà creativa necessaria, plasmandolo in nuove forme e adattandolo ai diversi contesti storici e culturali. Attraverso il linguaggio cinematografico, la Divina Commedia può essere letta in chiave moderna, offrendo spunti di riflessione sulle problematiche della società contemporanea. Questo articolo si propone di esplorare proprio l’affascinante dialogo fra la letteratura ed il cinema, fra passato e presente: come il Sommo poeta , con la sua visione potente ed immaginifica, abbia plasmato le forme espressive del linguaggio cinematografico, suggerito tematiche ed archetipi narrativi, offrendo spunti inesauribili a registi, attori e sceneggiatori.

Un visionario “regista” ante litteram
Il viaggio di Dante e Virgilio attraverso i 3 regni dell’oltre mondo é una odissea esistenziale, un percorso di formazione morale e spirituale che trova nel linguaggio visivo e narrativo del cinema la sua tela perfetta, uno strumento potente per tradurre in immagini evocative la complessità del pensiero dantesco e la sua straordinaria capacità di rappresentare le passioni umane. I gironi infernali descritti in modo vivido e dettagliato, popolati da figure mitologiche, personaggi storici e contemporanei al poeta, ognuno con la propria storia fatta di peccato e sofferenza; la drammaticità straziante dei peccatori intrappolati nelle loro colpe, condannati a rivivere per l’eternità il loro errore; la luce accecante e purificatrice del Paradiso, meta finale del lungo viaggio verso la redenzione: sono, per loro stessa natura, tutte immagini di una straordinaria potenza visiva, quasi premonitrici di un’arte che ancora non esisteva, nate per prendere vita attraverso il movimento, la luce ed il sonoro e per essere proiettate su uno schermo.
Immaginate la selva oscura, intricata e minacciosa, prendere forma sullo schermo: rami nodosi e contorti che si allungano come dita scheletriche, le foglie fitte che oscurano il sole creando una atmosfera opprimente e soffocante. Le tre fiere – la lonza agile e maculata, simbolo di lussuria, il leone fiero, simbolo di superbia e la lupa famelica simbolo di avarizia – materializzarsi davanti ai nostri occhi con un realismo agghiacciante; immaginiamo Caronte, il traghettatore degli inferi, con il suo volto scavato e la barba lunga incolta, traghettare le anime dannate attraverso le acque torbide del fiume Acheronte; i lamenti strazianti e le grida disperate dei dannati risuonano nell’aria, un coro di sofferenza eterna che penetra fino dentro alle ossa. O ancora immaginate le terrificanti bestie infernali: il Minotauro, con la sua testa taurina e il corpo umano, simbolo della violenza bestiale, rinchiuso nel labirinto; Gerione, il mostro con la “faccia di un uomo giusto”, la pelle di serpente e la coda intrisa di veleno, simbolo della frode, che traghetta Dante e Virgilio attraverso il cerchio dei fraudolenti; ed infine il Cerbero, il cane a tre teste che sorveglia l’accesso al terzo cerchio, quello dei golosi, latrando furiosamente contro le anime dannate.

Dante si fa spazio nella minacciosa selva oscura
Il Sommo comincia il suo viaggio nell’oltretomba come se portasse su una spalla una cinepresa, come se, non solo fosse autore, personaggio e protagonista delle vicende narrate, ma anche un regista che intende riportare la scena che immagina come se si svolgesse davanti ai nostri occhi. Una delle sue tante genialità è quella di riuscire, mediante la parola, a realizzare ciò che nel linguaggio cinematografico si chiama “inquadratura”. Le sue descrizioni e ancor dipiù le presentazioni dei personaggi non sono sempre canoniche, da narratore onnisciente, ma i personaggi vengono anche introdotti all’improvviso, senza essere preannunciati, come se un riflettore si accendesse di colpo sul personaggio in questione.
Un esempio: il “piano americano” infernale.
Nel canto XXXIII dell’Inferno, nella zona dell’Antenora (IX cerchio), sono puniti i traditori della patria. Dante descrive una scena che ricorda un’inquadratura cinematografica:
“La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto!”
Si tratta del conte Ugolino della Gherardesca, che morde la testa del suo nemico, l’arcivescovo di Pisa Ruggieri degli Ubaldini. Dopo aver sollevato il capo dal “fiero pasto”, si pulisce la bocca con i capelli della sua vittima. L’effetto è fortemente visivo, crudo, disturbante – e cinematografico.

Dalle prime visioni mute alle nuove frontiere digitali
Delle tre cantiche della Divina Commedia, indubbiamente il cinema ha privilegiato la prima, protagonista di film memorabili.
Nel 1911, agli albori del cinema muto, due case di produzione, la Milano Films e la Helios Film di Velletri, realizzarono due film entrambi intitolati L’Inferno. Queste opere, in particolare quella della Milano Films (più dispendiosa e ambiziosa) furono accolte in modo molto positivo dalla critica dell’epoca grazie all’uso sapiente di effetti speciali (soprattutto la sovrimpressione) e teatrali (come i voli grazie a corde e macchinari). Vennero allestite opere visionarie, dove per la prima volta si usarono in maniera coerente le didascalie scritte, che introducevano ogni scena con le terzine più famose o esplicative in prosa. Pensiamo, inoltre, alla ricchezza scenografica e al dinamismo della macchina da presa, che in quegli anni era solitamente statica.


Dal cinema muto si passa poi ai thriller psicologici che esplorano la psiche umana e i concetti di peccato e redenzione in chiave moderna, alle serie TV che reinterpretano i temi danteschi in contesti urbani contemporanei fino ad arrivare ai film d’animazione che, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, creano mondi fantastici, adattando il poema alle nuove generazioni e affrontando temi come l’isolamento, la perdita e la ricerca di significato in un mondo complesso e frammentato.

Oltre la citazione: l’influenza profonda e invisibile
Attraverso un’analisi attenta di opere cinematografiche e televisive, esploreremo l’influenza pervasiva di Dante Alighieri, un impatto che va ben oltre la semplice citazione o l’omaggio superficiale. Scopriremo come la sua opera monumentale si insinui sottilmente nel tessuto narrativo di film e serie TV, spesso in modi inaspettati. Analizzeremo come registi e sceneggiatori abbiano attinto all’immaginario dantesco, non solo per rappresentare visivamente l’Inferno e il Purgatorio con i loro gironi e le loro pene, ma soprattutto per esplorare le profondità dell’animo umano. Dante, infatti, non si limita a descrivere un viaggio ultraterreno, ma mette in scena un percorso di redenzione, un’ascesa spirituale che attraversa le paure, le speranze e le contraddizioni di tutti noi.
Vedremo come queste tematiche universali, profondamente radicate nella condizione umana, siano state reinterpretate e attualizzate nel linguaggio cinematografico e televisivo. Approfondiremo l’analisi di specifici esempi, evidenziando come sceneggiature apparentemente lontane dal mondo dantesco ne abbiano in realtà assimilato la potenza evocativa e la capacità di rappresentare il tormento interiore, la ricerca di significato e il desiderio di redenzione. Scopriremo come l’eredità di Dante continui a ispirare e a influenzare la narrazione contemporanea. Questo viaggio attraverso il cinema e la televisione ci permetterà di apprezzare la straordinaria attualità di Dante, la cui opera continua a parlare al nostro presente, illuminando le zone d’ombra dell’animo umano e guidandoci in un viaggio senza tempo alla scoperta di noi stessi e del nostro destino.
Conclusione
L’opera monumentale di Dante Alighieri ha trasceso i secoli, influenzando profondamente non solo la letteratura, ma anche altre forme d’arte, tra cui il cinema. Le diverse interpretazioni cinematografiche, pur con le loro peculiarità e i limiti intrinseci del mezzo, hanno contribuito in modo significativo a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento di questo capolavoro presso un pubblico più vasto, offrendo nuove prospettive e chiavi di lettura. Ogni regista, con la propria sensibilità artistica e il proprio bagaglio culturale, ha affrontato la sfida di trasporre l’immaginario dantesco sul grande schermo, interpretando i versi del poeta e traducendoli in immagini, suoni e atmosfere suggestive. Queste trasposizioni, pur essendo radicate in contesti storici e culturali specifici, dai primi tentativi del cinema muto alle più recenti produzioni digitali, continuano a risuonare con il pubblico contemporaneo, dimostrando l’atemporalità dei temi affrontati da Dante. Infatti, la Divina Commedia esplora questioni universali che ancora oggi interrogano l’uomo: il peccato e la redenzione, la giustizia divina e il libero arbitrio, l’amore in tutte le sue sfaccettature, dalla passione carnale all’amore spirituale, e la perenne ricerca del senso della vita. Attraverso un’analisi comparativa delle diverse trasposizioni cinematografiche, dalle più fedeli al testo originale alle più libere interpretazioni, cercheremo di comprendere come il capolavoro di Dante abbia ispirato e continui a ispirare la creatività artistica, generando opere originali e innovative. Analizzeremo le scelte registiche, le soluzioni narrative, l’uso della musica e degli effetti speciali, per capire come ogni film abbia contribuito a dare una nuova vita ai 3 regni danteschi.
Considereremo anche l’impatto che queste opere hanno avuto sul pubblico, come hanno contribuito a diffondere la conoscenza della Divina Commedia e come hanno stimolato nuove riflessioni sui temi affrontati dal poeta. Osserveremo come il cinema abbia saputo cogliere la potenza visionaria e la profondità filosofica dell’opera dantesca, trasformandola in un linguaggio accessibile a un pubblico eterogeneo. Infine, cercheremo di capire come queste trasposizioni cinematografiche, pur nella loro diversità, abbiano contribuito a rendere la Divina Commedia un’opera viva e attuale, capace di affascinare e interrogare il pubblico di tutte le età, stimolando la riflessione sui grandi temi dell’esistenza umana e sulla condizione dell’uomo nel mondo.

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Museodivino conserva a Napoli le sculture più piccole del mondo dedicate alla Natività e alle Divina Commedia. Siamo aperti ogni giorno dalle 11.00 alle 18.00. L’ingresso è libero con contributo a piacere. Venite a trovarci!